La vita di Augusto

Augusto è stato uno dei personaggi più importanti della storia. Ha fondato l’impero romano che ha dominato su tutti i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, estendendosi con il tempo a nord fino alla Germania e alla Gran Bretagna e ad est fino alle rive del Mar Caspio. Un impero che ha lasciato un’impronta culturale profonda i cui segni più evidenti sono ancora vivi in molti stati del mondo, nella lingua, nel diritto e nelle opere di ingegneria civile. Solo due persone hanno il loro nome ricordato nel calendario: Augusto, nel mese di Agosto, e Giulio Cesare (Julius Caesar), padre adottivo di Augusto e per suo volere legato al nome del mese di Luglio.

LA NASCITA

Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (in latino Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus) nasce a Roma, in una casa sul Palatino, il 23 settembre del 63 a.C. con il nome di Gaio Ottavio. Il padre, chiamato anche lui Gaio Ottavio, discende da una ricca famiglia di Velletri e la madre, Azia Balba Cesonia, è figlia di Giulia -sorella di Giulio Cesare- e di Marco Azio Balbo.

Il piccolo Gaio Ottavio rimane orfano di padre a quattro anni e cresce educato dal prozio Giulio Cesare che si occupa della sua formazione culturale e militare.

LA FORMAZIONE

Da ragazzo Giulio Cesare lo invia ad Apollonia a studiare sotto la guida di Apollodoro di Pergamo. Augusto parte con Gaio Cilnio Mecenate e Marco Vipsanio Agrippa che rimarranno i suoi migliori amici e consiglieri per il resto della sua vita.

Proprio ad Apollonia viene a conoscenza della morte di Giulio Cesare, ucciso da una congiura organizzata da un gruppo di senatori che ritenevano il crescente potere di Giulio Cesare un pericolo per la Repubblica Romana.

Aureo di Augusto, recto testa di Augusto, CAESAR AVGVSTVS; verso quadriga, SPQR,  Musei Capitolini, Medagliere, Roma.

SPQR: “IL SENATO E IL POPOLO ROMANO”

Dopo i famosi sette re, Roma era sempre stata repubblicana. Il senato e le assemblee popolari eleggevano le magistrature e due consoli, che governavano insieme. Il segno visibile di questo sistema di governo è rimasto uno dei simboli della città: SPQR (senatus popolusque romanus – il senato e il popolo romano).

In tempi difficili, al posto dei due consoli poteva essere eletto un dittatore, che prendeva da solo le decisioni, ma la cui carica non poteva durare più di sei mesi.

Statua loricata di Giulio Cesare, Musei Capitolini, Palazzo Senatorio, Roma.

IL TESTAMENTO DI CESARE

Giulio Cesare, vittorioso nelle campagne militari, adorato dal popolo, dall’esercito e ricchissimo, era riuscito, invece, a farsi eleggere dittatore a vita e anche se divideva il consolato con il suo fidato amico Marco Antonio, aveva di fatto il totale controllo su Roma e questo eccesso di potere personale gli costò la vita.

Nel 44 a.C., a soli 19 anni, quando il testamento di Giulio Cesare viene letto pubblicamente, Augusto scopre di essere stato adottato dal suo prozio che lo rende erede della sua fortuna e lo designa come suo successore.

IL TRIUMVIRATO

La decisione non è vista di buon occhio dagli altri aspiranti al potere, ma dopo qualche mese di scontri si arriva ad un accordo tra Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido che, dividendosi i territori, governano insieme.

Questo accordo è sancito dal senato nel 43 a.C. attraverso la creazione della magistratura del triumvirato, che durerà circa dieci anni. L’anno successivo, la battaglia di Filippi decreta la sconfitta definitiva di Bruto, Cassio e Sesto Pompeo che avevano organizzato la congiura contro Giulio Cesare e adesso erano fieri avversari del suo erede Augusto e dei suoi alleati.

Nel 40 a.C. vengono firmati gli accordi di Brindisi che spartiscono il controllo dei territori tra i trinviri. Ad Antonio spetta l’Oriente, a Lepido l’Africa, mentre Ottaviano Augusto governa in Occidente.

L’ULTIMA BATTAGLIA

Lepido reclama per la sé la Sicilia, appena sottratta a Sesto Pompeo, così Augusto, sconfiggendo Pompeo, rimane l’unico a comandare nella parte occidentale dei territori romani, mentre Antonio controlla quella orientale.

La pace tra i due, però, non è destinata a durare a lungo e la competizione militare e politica si conclude nel 31 a.C. con la battaglia navale di Azio, durante la quale la flotta di Augusto, comandata da Agrippa, sconfigge le navi di Antonio e di sua moglie Cleopatra, potente regina d’Egitto.

Busto di Ottaviano, cd. tipo Azio, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Roma.

RES PUBLICA RESTITUTA

Augusto, ormai solo al potere, deve mostrare come intende governare. Il popolo vuole che sia lui a guidare lo Stato, il senato gli offre la dittatura, ma Augusto, certo che una pace basata sulla sua autorità e non sul consenso di tutti sarebbe stata insicura, in una celebre seduta del gennaio del 27 a.C. restituisce la Res Pubblica nelle mani del senato e del popolo romano, rinunciando alle cariche speciali che gli erano state conferite durante la guerra contro Antonio. Il Popolo e il Senato di Roma non sono pronti a perdere la loro identità culturale repubblicana, così Augusto restituisce nelle mani della repubblica il potere.

Commenta nella sua biografia (Res Gestae 34): “Da allora fui il primo per considerazione e influenza, ma non avevo maggior potere di coloro che erano miei colleghi nelle varie magistrature”.

In realtà è un atto formale e lo stesso Augusto si assicura, attraverso l’assunzione di una serie di cariche incrociate, che il potere rimanga ben stretto nelle sue mani.

Aureo di Augusto, Ritratto di Augusto (recto), Musei Capitolini, Medagliere, Roma.

LE RIFORME

Augusto governa per quaranta anni durante i quali trasforma i romani da popolo di agricoltori e guerrieri a cittadini imperiali, padroni del mondo, bene amministrati, culturalmente educati e tecnicamente insuperabili.

Riforma ogni settore dello stato: l’esercito, la giustizia, la religione. Crea corpi militari specializzati per la gestione dell’ordine cittadino e la guardia pretoriana per la protezione personale dell’imperatore; introduce leggi a difesa della famiglia e politiche sociali a sostegno della popolazione più povera; garantisce ai militari congedati un vitalizio e costruisce grandi opere pubbliche, terme e acquedotti. Trasforma Roma in una città monumentale, degna capitale di un Impero potente. In ambito economico organizza il sistema monetario e facilita gli scambi commerciali. Insomma, realizza tutto quello i politici promettono in campagna elettorale.

Testa di Augusto, cd. tipo Forbes, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Roma.

IL POTERE ASSOLUTO

La sua carriera è sapientemente gestita in modo graduale e tutti i poteri e le onorificenze gli vengono assegnati dal senato e non per sua scelta personale. Già prima della battaglia di Azio aveva ricevuto il titolo di Imperator, riservato ai generali vittoriosi, mentre quello di Augustus gli viene conferito dopo la vittoria in una riunione del 16 gennaio nell’anno 27 a.C. Augusto, che vuol dire degno di venerazione, sarà il nome che gli storici sceglieranno per ricordarlo nei secoli futuri.

Dal 31, il senato lo elegge console ogni anno e gli conferisce l’imperium proconsulare (potere militare ed esecutivo sulle province), infine nel 23 a.C. Augusto riceve la carica che segna indiscutibilmente l’inizio del potere imperiale: la tribunicia potestas a vita. Adesso Augusto può intervenire in ogni questione amministrativa, ha diritto di veto sulle decisioni non gradite, a lui riportano tutte le province, quelle imperiali, già sotto il suo controllo e quelle senatorie, fino ad allora governate da consoli.

Aureo di Augusto, recto testa di Augusto, CAESAR COS VII CIVIBVS SERVATEIS; verso aquila con ali spiegate su corona, AVGVSTVS S-C, Musei Capitolini, Medagliere, Roma.

LA PAX ROMANA

Augusto regala all’impero 40 anni di pace, che passerà alla storia con il nome di Pax Romana, anche se sulle frontiere è impegnato militarmente al nord in Europa, ad est in Asia e al sud in Africa per mantenere i confini delle terre conquistate in epoca repubblicana.

Durante il suo regno è sempre esistito un gruppo di potenti contrari alla sua ascesa in nome della difesa di una repubblica che non esisteva più. Augusto è sempre dovuto stare attento alla sua vita e sventare congiure, alla più importante delle quali sembra abbia partecipato anche la sua unica figlia Giulia. Augusto le risparmierà la vita, ma da quel momento vivrà in esilio.

GLI EREDI

Se Augusto riesce a difendere la propria vita, non è abbastanza bravo a difendere i suoi eredi. Ha una sola figlia naturale, Giulia, la cui madre è Scribonia da cui Augusto divorzia il giorno stesso della nascita della figlia per sposare dopo poco Livia Drusilla che rimarrà al suo fianco fino alla morte.

Giulia, in quanto donna, non può aspirare al trono; il prescelto è Marcello, figlio di Ottavia, la sorella di Augusto. Marcello sposa Giulia perché sia chiaro a tutti che lo stato passerà nelle sue mani, ma muore solo due anni più tardi.

In seconde nozze Giulia sposa Marco Agrippa, amico fraterno del padre, dal quale ha due figli Lucio e Caio, ma anche loro muoiono giovani.

LA MORTE E LA SUCCESSIONE

Ad assicurare la discendenza ci pensa allora Livia, moglie di Augusto, che appoggia Tiberio, nato dal suo precedente matrimonio, che diventerà effettivamente il secondo Imperatore romano. Il fatto che Tiberio sopravviva a tutte le sciagure toccate in sorte agli altri eredi, fa nascere, già negli storici romani, il sospetto che Livia abbia avuto qualche ruolo nella “morte accidentale” degli altri e forse anche dello stesso Augusto, proprio sul letto di morte, in modo che non cambiasse idea all’ultimo momento.

Queste però sono dicerie, la versione ufficiale di Svetonio è che Augusto, come ultime parole abbia detto a Livia “vivi nel ricordo del nostro matrimonio. Addio”. Augusto muore nel suo letto nella casa di Nola, il 19 agosto del 14 d.C.

Sarà comunque lo stesso Augusto che si occuperà di tramandare alla storia le sue imprese incidendo su tavole di bronzo le RES GESTAE DIVI AUGUSTO (gli atti del divino Augusto), una sorta di autobiografia che verrà posta vicino al Mausoleo. Fortunatamente sono state fatte molte copie di questo testo su lastre di marmo e quella apposta sul tempio di Roma e Augusto ad Ankara è arrivata a fino a noi. Una copia moderna si trova adesso sul lato del Museo dell’Ara Pacis rivolto verso il Mausoleo di Augusto.

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